Fonti Orali

Il progetto Fonti Orali ha raccolto, in tre anni di lavoro dal 2012 al 2014, i racconti di tanti testimoni le cui vicende hanno avuto a che fare con il Campo di Fossoli, per un totale di oltre 80 ore di video-registrazioni. Le testimonianze sono consultabili presso l'Archivio del Centro Studi e Documentazione “Primo Levi” della Fondazione Fossoli.  

Dal progetto è scaturito il film-documentario Crocevia Fossoli - regia di Federico Baracchi e Roberto Zampa - che ha utilizzato il racconto dei seguenti testimoni: Franco Bizzoccoli, Daniele e Olinto Covezzi, Maria Bussetti, Nedo Fiano, Fausta Finzi, Paolo Gualerzi, Abele Luppi, Marcello Martini, Germano Nicolini, Gabriella Pereira, Gilberto Salmoni, Antonio Salvitella, Franco Schoneith, Alberto Sed, Giorgio Setti, Piero Terracina, Franco Varini.

 

Crocevia Fossoli - Trailer

 

Crocevia Fossoli è un documentario che, tramite lo strumento delle testimonianze di ex deportati passati dal Campo di Transito e Smistamento di Fossoli, si interroga sul lavoro che il tempo, col suo scorrere inesorabile e preciso, attua nella Storia e nelle persone che la Storia, attraverso le proprie singole vicende, l'hanno vissuta.
Con Crocevia Fossoli si è inteso scavare sui motivi per i quali queste persone, queste singole persone unite da un dramma comune, abbiano deciso di uscire allo scoperto e parlare; perché ancora, nell'attuale contesto storico, dopo tanti anni, con un fiume di tempo tra quel passato e questo presente, esse abbiano sentito l'esigenza di raccontare e raccontarsi. Ci si è rivolti a capire, ovviamente con modalità ben ponderate, come queste persone abbiano vissuto negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale e cosa abbia voluto dire per loro raccontare ancora, dopo aver raccontato tanto. In sostanza, si è voluto far luce il più possibile su quale sia veramente l'importanza di questo gesto; oppure se negli anni, seppur cambiando come esseri umani, queste persone abbiano continuato in qualche modo a “ripetere” il racconto della testimonianza. Infine si è cercato di andare oltre, tentando un'impresa più ardua. E cioè riuscire a dare voce anche a quelle persone che stavano, come citato sopra, dall'altra parte della barricata; ovvero, chi nel campo lavorava come guardia, chi dall'esterno intratteneva rapporti di tipo commerciale con aguzzini e detenuti; infine, chi semplicemente viveva in quei pressi, cercando di capire che percezione avesse di ciò che stava accadendo e che ragioni si è dato nel tempo per legittimare la propria indifferenza. Sostanzialmente, si è utilizzato un orizzonte il più vasto possibile di testimonianze, al fine di fare chiarezza nel modo maggiormente esaustivo non solo su ciò che è accaduto, raccontato da diversi punti di vista, ma anche su come oggi i protagonisti di quelle vicende, deportati, indifferenti e aguzzini, raccontino la loro memoria dei fatti.

Crocevia Fossoli è un film-documentario, quindi, che vuole narrare l'esperienza del campo di Fossoli non solo come momento tragico e indimenticabile fine a se stesso, ma come crocevia fondamentale e imprescindibile dell'intera esistenza di quanti lo conobbero, recuperando di ognuno di essi il ‘’prima’’ (la formazione, le prospettive, le scelte) e il ‘’dopo’’ (il ritorno a casa, il rapporto tra la nuova vita e l’esperienza della deportazione, o dell’internamento, la riflessione personale e pubblica su quell’esperienza). Consapevoli che non solo chi fu “internato” conobbe il campo di concentramento di Fossoli. Altre vite ne furono coinvolte: abitanti delle zone circostanti, artigiani esterni che entravano periodicamente nel campo per lavori di manutenzione (carpentieri, elettricisti, etc.), tutti coloro che vi lavoravano all'interno come guardie carcerarie, o che ebbero il compito di gestirlo e amministrarlo, tutti ugualmente transitati per il crocevia di Fossoli. Per questo motivo, è stato inserito, indagandolo, anche il loro percorso. La struttura narrativa del film-documentario Crocevia Fossoli si è basata quindi sull'alternanza di racconti/interviste in grado di mettere in evidenza diversi punti di osservazione del medesimo contesto. L’idea è stata quella di creare una polifonia di voci/immagini che restituisca, oggi, il senso della memoria e del suo essere tramandata. Parallelamente all’uso delle testimonianze, il film documentario propone immagini del campo di Fossoli girate dagli autori periodicamente durante tutto l'arco della lavorazione del documentario, prestando particolare attenzione al mutamento del paesaggio dovuto al susseguirsi delle stagioni e a tutto ciò che comunque modifichi la percezione visiva del campo stesso. Sostanzialmente, un impianto visivo che accompagni e rafforzi la dimensione orale della narrazione filmica.