21 aprile: Centenario della nascita del poeta Nelo Risi
Nelo Risi, marito di Edith Bruck e fratello di Dino Risi, nasce a Milano il 21 aprile 1920.
Personalità di spicco della cultura italiana, poeta e regista, ha collaborato alla progettazione e realizzazione del Museo Monumento al Deportato di Carpi, in stretta collaborazione con gli architetti BBPR: è sua la scelta delle 99 frasi graffite sui muri del Museo, tratte dalle Lettere di condannati a morte della Resistenza europea.
Riportiamo una testimonianza di Nelo Risi sul suo lavoro al Museo Monumento al Deportato
"La mia collaborazione con Belgiojoso comincia con un'amicizia. Conobbi Rogers in Svizzera, durante la guerra. Lui era docente di architettura e io studente in medicina. La Svizzera era diventata una specie di campus per gli italiani attraverso una equiparazione tra le facoltà ginevrine e le università di Milano e Torino. lo fui tra i fortunati che poterono continuare gli studi. Mi laureai poi a Milano nel 1947. Negli anni '50 mi trasferii a Parigi, che in quel periodo era un'osservatorio privilegiato per tutto ciò che riguardava la documentazione e la testimonianza della guerra e dello sterminio. Nei cinque anni che rimasi a Parigi lavorai sulla tematica del disastri di guerra: filmai Berlino e Dresda ancora completamente distrutte, i campi di sterminio in Grecia, il Marocco. Erano dei new real che venivano inviati a New York e trasmessi come notiziari per documentare lo stato in cui versava l'Europa e i paesi maggiormente colpiti dalla guerra. Insieme a noi documentaristi c'erano fotografi come Capa e Cartier-Bresson. Poi tornai a Roma.
A quell'epoca già conoscevo Belgiojoso, con il quale avevo rapporti d'amicizia poiché spesso mi recavo a Milano dove avevo ancora parte della mia famiglia. Un giorno mi telefonò e mi disse "dovresti darmi una mano perché stiamo facendo questa cosa a Carpi"...Ecco, così avvenne il primo contatto, più o meno intorno al '67. Andai a Milano dove partecipai ad una riunione alla quale erano presenti, oltre agli architetti, anche Maris e Steiner. Albe lo conoscevo già perché noi più giovani a Milano eravamo in contatto con quello che era stato l'antifascismo dichiarato. Il progetto architettonico era gia stato steso, ma occorreva vestirlo. L'idea mi era venuta in treno: nulla mi sembrò più semplice di mettere le frasi in succinto dei condannati a morte della resistenza europea...e così è stato. Scelsi le lettere e feci i tagli. Poi loro definirono il posizionamento nelle sale. Era incredibile come Belgiojoso riuscisse a lavorare lucidamente nonostante fosse personalmente coinvolto nella vicenda...credo che per lui fosse un fatto compensatorio.
Cercai di prendere delle frasi, degli inserti negli inserti, perchè nella letteratura europea ci sono dei paesi, come la Polonia, le cui testimonianze scritte sulla soglia della fucilazione o della decapitazione o peggio ancora della deportazione, sono cose insostenibili da leggere ancora oggi. Ho quindi cercato di salvare soprattutto la progettazione di un futuro che a loro era stato negato, ma che al tempo stesso li aveva in qualche modo tenuti in piedi fino alla fine. Non ho abusato delle cose italiane perchè il nostro paese in fondo era solo un transito e questo impero del male era invece vastissimo. A Parigi mi ero reso conto della carta geografica dello sterminio attraverso la numerosa letteratura che da subito confluì nella capitale francese. Questo mi portò ad una scelta di coesione nel tormento e nel dolore, ma al tempo stesso di riscatto. ln questa enciclopedia dell'orrore, quello che volevo salvare era questa specie di fiamma interna alla scrittura. Volli lasciare un'apertura esistente e far sentire questo coraggio inimmaginabile.
Quello che ancora oggi mi colpisce è una specie di forza e di serenità prodigiose per persone che in fondo venivano da un educaziione a volte soltanto familiare. Donne, ragazzi, preti, contadini che dicono cose straordinarie. Avevano dovuto fare i conti con la morte, la loro morte. Una consapevolezza che mutava come durante un viaggio, in una sorta di selezione geografica della morte: più ci si avvicinava all'est Europa più il linguaggio cambiava, diventava depurato, semplicissimo. Domande perentorie: perchè ci sono? E la coscienza di fare qualcosa di utile per il futuro. Farete voi. Fu terribile leggerle tutte, una in fila all'altra, e sentire quella consapevolezza dell'essere senza scampo e la ricerca degli affetti: parole alla madre, alla fidanzata, ai figli. Questo fu per me la lettura e il senso delle lettere dei condannati a morte della resistenza europea: un viatico verso la morte, ma in una luce diversa, la luce nell'orrore".
Nelo Risi | Roma, 31 ottobre 2003