08 settembre 2024

8 settembre 1943, Il giorno dell'armistizio

8 settembre 2024 | 81° anniversario dell'annuncio dell'armistizio

La sera dell’8 settembre 1943, in un famoso comunicato alla radio, il generale Badoglio rende noto l’armistizio firmato in gran segreto con le forze alleate qualche giorno prima.
In occasione dell'81° anniversario, la Fondazione Fossoli racconta le concitate vicende di quei giorni attraverso la testimonianza di un prigioniero del PG73 di Fossoli.


L’8 settembre 1943 segna un passaggio fondamentale nella storia del Campo di Fossoli, ovvero l’epilogo della prima fase di utilizzo delle baracche come Campo per prigionieri di guerra. Fin dal luglio del 1942 il PG73 di Fossoli ospita infatti soldati britannici catturati in Nord Africa. Già dall’inizio del 1943 e specialmente dopo la capitolazione del regime mussoliniano del 25 luglio, all’interno del Campo si rincorrono voci di una prossima liberazione. Questa “finta alba”, termine utilizzato dal soldato Paul Bogan e ripreso dallo storico Marco Minardi, è presto sostituita dal trasferimento nei territori del Reich e da una nuova prigionia in mano nazista. Il Campo, svuotato nelle settimane successive all’Armistizio, riapre dal dicembre 1943 come Campo di Concentramento per ebrei e prigionieri politici sotto il controllo della RSI.

La concitazione all’interno del Campo del settembre 1943 ci è restituita dalla testimonianza del soldato William Victor Manford, catturato ad El Alamein e prigioniero a Fossoli dall’agosto del 1942. Nel suo diario di guerra, in data 7 settembre 1943, si legge: Italy packed in, Ities going mad outside the pen [L’Italia è finita, gli italiani danno di matto fuori dal recinto]. Il 9 è fuori dal Campo: Free-men. But no where to go [Uomini liberi, ma senza sapere dove andare]. William trova temporaneamente riparo nelle fattorie della zona e, anche dopo la guerra, mostrerà riconoscenza per l’accoglienza che gli viene riservata in questa fase. Dopo questa breve parentesi di libertà, il 17 settembre il soldato è però ricatturato dai tedeschi, che il giorno seguente lo trasferiscono da Fossoli a Bologna: Gerry took us P.O.W.s went by lorry to Bologna [I tedeschi ci hanno portati in camion a Bologna]. Da lì è poi condotto allo Stalag IV B, un campo per prigionieri di guerra nella regione dei Monti Metalliferi, al confine tra le odierne Germania e Repubblica Ceca, dove resta fino alla fine del conflitto.

La testimonianza di William Manford si è aggiunta all’archivio della Fondazione Fossoli grazie al lavoro e alla generosità del figlio Michael, che ha donato copia delle trascrizioni del diario e delle fotografie scattate dal padre.


→ Per approfondire scarica l'articolo su William Manford pubblicato sulla Gazzetta di Modena