27 gennaio 2013

27 gennaio ore 17: Presentazione del libro Parole trasparenti di Daniele Finzi

  • ore 17

Ex-Sinagoga, via G. Rovighi 57 Carpi
Presentazione del libro Parole trasparenti di Daniele Finzi

In collaborazione con l’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano

Sarà presente il curatore Daniele Finzi

Interverranno
Marzia Luppi, Direttrice della Fondazione Fossoli
Natalia Cangi, Direttrice della Fondazione Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano
Patrizia Di Luca, Responsabile Museo dell’emigrante, Università degli Studi di San Marino

Letture a cura della Compagnia del Teatro dell’Argine

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Adelina è un giovane e brillante avvocato e lavora
in un prestigioso studio legale di Milano, Ettore
è un chimico industriale. Si sono appena conosciuti
e, in un mondo «normale», li aspetterebbe
l’ordinario, quieto futuro di una famiglia borghese.
Ma Adele ed Ettore sono ebrei, ed è il 1938.
Ettore legge, si guarda intorno, riflette e intuisce
l’avvicinarsi della tragedia. E così, «il primo aprile
1939 si imbarcarono a Genova due “ricchi” turisti
in viaggio di nozze, che si recavano prima in Egitto,
poi in Terra Santa: io e mia moglie. Noi navigavamo
tranquilli e speranzosi verso questa
terra dove speravamo di trovare pace, lavoro,
accoglienza fraterna. Qualche cosa trovammo,
ma assai poco rispetto ai nostri sogni. Tuttavia i
nostri disagi e sacrifici furono poca cosa rispetto
al martirio dei nostri fratelli rimasti in Europa».
Sono diretti in Palestina, destinazione non tipica,
allora, per gli ebrei in fuga. Lo Stato d’Israele non
esiste ancora, la Palestina è sotto il controllo britannico.
Non li attende alcuna rete di protezione,
eppure ce la faranno. In Palestina nascono i loro
due figli, Hanna e Daniel. Là Adelina si adatta ai
lavori più modesti per mandare avanti la famiglia,
mentre Ettore dovrà trasferirsi in Persia per lavorare
in una compagnia petrolifera. Sono anni difficili,
in cui si scrivono quasi quotidianamente per
mantenersi vivi e uniti, nonostante la distanza
che li separa. Poi, al termine della guerra, la decisione
di rientrare in Italia. Tanti dei loro non ci
sono più, ma resta la memoria e resta un futuro,
a cui il figlio Daniele ha affidato il loro prezioso
epistolario.

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Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano

Dal 1984 Pieve Santo Stefano (Arezzo) ospita,  nella sede del municipio, un archivio pubblico che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche.

Quarant’anni dopo la fine della guerra, in un’ala di Palazzo Pretorio, è sorta una casa della memoria: una sede pubblica per conservare scritti di memorie private. L’iniziativa ha attirato l’attenzione di studiosi e giornalisti anche fuori dall’Italia. L’Archivio, ideato e fondato da Saverio Tutino, serve non solo a conservare, come un museo, brani di scrittura popolare: vuole far fruttare in vario modo la ricchezza che in esso viene depositata. Per cominciare abbiamo avuto l’idea di incentivare l’afflusso con un concorso, il Premio Pieve. Abbiamo pubblicato su alcuni giornali un piccolo avviso e in poche settimane sono arrivati più di cento testi e raccolte di lettere. Adesso nella sua sede l’Archivio ne conserva quasi 7mila.  Uno di questi è la memoria contadina di Clelia Marchi, scritta su un Lenzuolo matrimoniale.

Nel 1991, su iniziativa del Comune di Pieve Santo Stefano, nasce la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale, divenuta poi una Onlus e riconosciuta con Decreto Ministeriale il 7/6/2000. Dal settembre 1998 con cadenza semestrale viene pubblicata la rivista Primapersona, una delle molte iniziative editoriali promosse dall'Archivio.

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PREMIO  PIEVE SAVERIO TUTINO

 

Il Premio Pieve è un concorso nazionale per diari, memorie ed epistolari promosso  dall'Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano. Giunto alla sua 28esima edizione, il Premio è nato 1984 per volontà del giornalista Saverio Tutino al quale, dall'edizione 2012, è dedicato. Ogni anno raccoglie decine di scritti inediti che vengono giudicati da una commissione di lettura. Vicende familiari, esperienze di vita, di lavoro, di guerra sono ripercorse tra le pagine - a volte manoscritte - presentate per il concorso. Memorie che raccontano la storia vista con gli occhi della gente comune e che a Pieve Santo Stefano  (Arezzo) hanno trovato un luogo dove essere conservate.